Intervista con Matteo Forni, interaction designer in Develer

Matteo Forni

In questa intervista parleremo con Matteo Forni, interaction designer in Develer.

A: Ciao Matteo!
Partiamo proprio dalle basi: che cosa fa esattamente un interaction designer? E soprattutto, per noi che siamo dei profani, che differenza c’è fra interaction designer, UX designer e UI designer?

M: Innanzi tutto, un interaction designer è una figura più trasversale rispetto alle altre due che hai citato, perché col suo lavoro tocca tutti gli aspetti del design dell’interazione. Lavorando sia con il design di software che con applicazioni e prodotti digitali, l’interaction designer è colui che riesce ad accordare sia l’esperienza utente sia lo user interface design. Questo a differenza dello user experience designer (UX), che si occupa invece di migliorare l’esperienza degli utenti e renderla per loro soddisfacente, sia da un punto di vista dell’usabilità, sia riguardo alla soddisfazione dei loro bisogni.

Infine, lo user interface designer (UI) è invece più focalizzato sul design di interfacce, cioè sulla colorazione e la composizione delle interfacce grafiche, e quindi ha più a che fare con strumenti ed elementi di grafica, come le icone o gli elementi che compongono le interfacce, che utilizziamo nella nostra vita, sia a livello industriale sia per altre applicazioni.

A: Grazie per averci chiarito questo punto, la differenza non era immediata. Oggi invece di cosa ci parli?

M: Oggi vi parlo di quanto possa essere positivo introdurre il motion design durante la progettazione di un’esperienza utente; in particolare, di quanto possa facilitare la fase iniziale della progettazione e di quanto possa essere di grande impatto nella fase finale.

A: Benissimo, ma partiamo anche qui dall’inizio, che cos’è il motion design?

M: Il motion design, in estrema sintesi, è un inserimento di immagini statiche in una sequenza temporale. Le immagini statiche vengono animate (come si fa per un cartone animato o un file multimediale) e, proprio grazie all’animazione, tali sequenze possono beneficiare di alcune proprietà, di cui invece le immagini statiche non godono. Questo è particolarmente vantaggioso, perché in primo luogo possiamo evidenziare un maggior coinvolgimento da parte degli utenti, che osservano elementi, componenti e spazi che sono rappresentati in motion design.

Ovviamente il motion design ha una sua storia: c’è stata una grande evoluzione a partire da Flash, che si occupava di produzione di file multimediali e contenuti animati, basati però sempre su immagini statiche. La vera rivoluzione è giunta quando gli sviluppatori hanno iniziato ad utilizzare Javascript e altre tecnologie per rendere animati alcuni componenti d’interfaccia. Parliamo di circa 10 anni fa; adesso il motion design si é inserito appieno nell’attività di chi, come me, realizza interfacce e può essere impiegato a vari livelli.

Il motion designer si aggiunge alle figure delle quali parlavamo all’inizio. È un ruolo che deve conoscere gli aspetti dello user interface design, in particolare, ma anche dello user experience design. La sua focalizzazione è comunque più versata alla produzione e all’utilizzo di software per l’animazione. Quindi non ha a che fare con software dedicati a ottenere risultati relativi alla ricerca sugli utenti (utilizzati dagli UX designer) o con software dedicati esclusivamente allo user interface design. Utilizza invece altri strumenti, e uno di questi è sicuramente Adobe After Effects, che dalle sue origini ricopre un ruolo importante in questo scenario.

A: Perché? In che cosa è vantaggioso?

M: In realtà, è diventato vantaggioso. Inizialmente era utilizzato per fare editing video ad alto livello, per esempio per film e altri prodotti multimediali. Grazie ad After Effects era possibile modificare alcune proprietá del video, come per esempio la correzione del colore, velocizzare dei passaggi oppure sostituire alcuni elementi. Negli ultimi anni, grazie anche all’introduzione di alcuni plugin, viene impiegato anche per la produzione di vero e proprio codice. Rispettando alcuni limiti che un’animazione creata per il design di interfacce deve avere, Adobe After Effects permette di produrre file che possono essere utilizzati  – e riprodotti con alta fedeltà – su browser ed altre piattaforme, poiché esportati in codice html e javascript, una novità rispetto alla riproduzione di file video come la conosciamo da anni: via software player, TV, etc. 

A: Torniamo al motion design: quindi può davvero influenzare positivamente la progettazione di un’esperienza?

M: Nella mia esperienza, l’ho utilizzato spesso per facilitare alcune fasi. Questa influenza positiva é possibile perché il motion design gode di proprietà sia di tipo astratto sia di tipo tecnico. 

Le proprietà di tipo astratto facilitano di molto la comprensione di un comportamento, di ciò che stiamo vedendo, e soprattutto ne alterano l’effetto emotivo. Colui che osserva un componente, un oggetto animato, sicuramente ne sarà particolarmente attratto, rispetto ad un’immagine statica. Questo accade sia per un semplice bottone, quanto per layout animati più complessi.

Anche le proprietà tecniche possono essere molto utili, come quelle di trasformazione o quelle legate agli aspetti temporali; funzioni grazie alle quali possiamo ottenere importanti risultati.

A: Come facciamo a sapere quando è opportuno introdurre il motion design?

M: È davvero importante capire quando bisogna decidere di introdurre il motion design per facilitare un certo tipo di processo. La fasi principali sono due: una iniziale e una finale.

La prima fase è quella molto vicina all’esplorazione del contesto. Per esempio, se dobbiamo realizzare l’interfaccia per un software, inizialmente faremo un’attività di ricerca e produrremo delle idee e delle bozze di interfaccia. In questa fase, introdurre il motion design come facilitatore per la visualizzazione di alcuni comportamenti interattivi può risultare particolarmente utile. Può avere inoltre un costo bassissimo, perchè è molto semplice, grazie anche all’uso di software come After Effects e altri tool. Può infine avere un grandissimo impatto sul ritorno di investimento finale, perchè ciò che io posso dimostrare con facilità in una fase iniziale del progetto, lo ritrovo alla fine, evitando la necessità di dover fare reworking importanti sulle scelte che ho preso. Da un punto di vista culturale, in questa fase, tutti gli stakeholder – coloro che sono vicini alla progettazione – hanno la possibilità di osservare un esempio o un prototipo, facilmente comprensibile.

A: Che cosa intendi esattamente per stakeholder di un progetto?

M: Si tratta di tutte quelle figure che portano un interesse nei confronti del progetto, o meglio che portano un valore che può influenzare sia positivamente che negativamente la progettazione di un prodotto digitale

Possiamo poi decidere di introdurre l’approccio del motion design anche nella fase finale del progetto, per arricchire la nostra interfaccia con elementi animati. Questi, oltre ad avere un valore aggiunto di tipo estetico, influenzando emotivamente l’utilizzatore, hanno anche la proprietà di sintetizzare alcuni comportamenti. Se utilizziamo una micro-interazione per un bottone, un’animazione quindi utilizzata di frequente dall’utente, questa – grazie alla proprietà del coinvolgimento – sarà maggiormente memorizzabile da parte dell’utilizzatore e quindi avrà un forte impatto grazie alla sua semplicità e facilità di identificazione e memorizzazione. 

A: Per quanto riguarda i costi – ne hai già parlato per la fase iniziale – quanto ci costa utilizzare un approccio di motion design per l’intero progetto?

M: Prima di affrontare questi costi, è necessario assicurarsi che ci sia una propensione da parte del team di design, anche se oramai è difficile che un designer non conosca i principi del motion design. Se le skills ci sono, l’attività di per sé non dovrebbe essere particolarmente dispendiosa: i costi aumentano quando dobbiamo superare un gap importante fra l’apprendimento e la realizzazione di un prodotto.

Se si decide di approcciare parte del design dell’interfaccia utilizzando il motion design come espediente rappresentativo, è bene affrontare il costo di apprendimento nella primissima fase del progetto per comprendere il perimetro tecnico nel quale dobbiamo rimanere per mantenere un buon margine di guadagno. 

A: Hai parlato di tantissimi vantaggi del motion design, ci sono anche degli svantaggi?

Da un punto di vista progettuale, possiamo dire che avere questo tipo di cultura all’interno del team di design non è cosí automatica come invece lo sono alcuni passaggi. UX e UI sono temi ai quali molte aziende sono già preparate. Il Motion design ancora vive una fase di “ambientamento”, ma confido che quest’approccio si diffonderá sempre più. 

Da un punto di vista tecnico, ancora il passaggio da After Effects al codice, svolto grazie ai vari plugin che ho menzionato (fra i quali cito Lottie e Bodymovin), non accoglie tutte le funzionalità e le effettistiche di After Effects: il motion designer dovrà quindi tener presenti questi limiti. Sicuramente ci sarà un’evoluzione in tal senso, ma al momento questo potrebbe essere un lato negativo. Oltretutto, i file che vengono esportati da After Effects (solitamente file html o json) non sono sempre applicabili su tutti gli hardware. In uno scenario industriale potremo incontrare quindi qualche difficoltà nel replicare quanto abbiamo realizzato con i tool, sul nostro prodotto finale.

A: Hai qualche suggerimento da darci?

M: Sicuramente quando non abbiamo confidenza con i linguaggi, gli hardware e gli schermi utilizzati, è necessario interagire il più possibile con gli sviluppatori. Nel caso di Develer, che per esempio utilizza molto il framework Qt, è importante seguire tutte le evoluzioni legate alla piattaforma. Per esempio, da pochi mesi  è uscito Lottie, plugin per Qt che semplifica di molto l’utilizzo dei file creati con After Effects (fonte:  https://doc.qt.io/qt-5/qtlottieanimation-index.html)

A: Che cosa consigli a un’azienda che fa progettazione?

M: Consiglio di affacciarsi questo tipo di ambiente, perchè ha delle proprietà importanti, e la sintesi è una di queste. Migliorare le esperienze utente è sempre un processo utile, sia per il grande pubblico, per l’utente specialistico e per quello industriale. Ha un impatto di tipo reputazionale per le organizzazioni che intraprendono questa scelta e, cosa non meno importante, porta a un miglioramento dei processi di comunicazione fra le persone coinvolte nella progettazione. Suggerisco di introdurre queste politiche in azienda anche perché potrebbero avere dei ruoli chiave durante la progettazione di esperienze.

In generale, l’approccio di cui abbiamo parlato gioca dei ruoli chiave nella progettazione di esperienze all’interno di un team: non sempre un prototipo interattivo, seppur ben fatto, può raggiungere l’attenzione di tutti i ruoli coinvolti nello sviluppo di un prodotto, mentre un contenuto multimediale è più flessibile e più semplice da condividere a beneficio di tutti.